Caucaso 2005
Un viaggio ideato e organizzato da Pina… e io al traino.
Azerbaigian
Atterriamo a Baku da dove partiamo. Tre giorni intensi, incluso un tentativo di concussione da parte di alcuni poliziotti nella metropolitana di Baku…
Un viaggio ideato e organizzato da Pina… e io al traino.
Atterriamo a Baku da dove partiamo. Tre giorni intensi, incluso un tentativo di concussione da parte di alcuni poliziotti nella metropolitana di Baku…
La “scusa” di questo viaggio è stato il matrimonio di Bryan e Xiao He che si è tenuto ad Anshan l’8 agosto 2004.
Dopo cerimonia e festeggiamenti siamo volati da Shenyang a Shanghai, e poi da lì sempre in treno per migliaia di chilometri fino a Xi’an passando per le storie Luoyang e poi di ritorno verso Pechino da Pingyao. Eravamo sempre in treno, di notte, eppure dalla cartina si capisce quanto sia vasta la Cina…
Pina e io ci siamo sposati il primo giorno d’estate del 2003, il 21 giugno. Da prima stavamo programmando il viaggio di nozze. I miei amici per il matrimonio mi hanno regalato una Vespa PX 150 rossa e con lei abbiamo pensato di fare una luna di miele che non avremmo dimenticato facilmente… Così è nato questo viaggio on the road, lungo tutta la Turchia con un passaggio in Siria. E ancora oggi posso dire che è stato il…
… il più bel viaggio della mia vita.
Siamo arrivati a Ceșme con il traghetto da Ancona il 29 luglio 2003. Sempre da Ceșme saremmo dovuti ripartire un mese dopo, il 28 agosto, dopo aver percorso 8.000 km sulla nostra Vespa. Ogni giorno facevamo 300-400 km, e dormivamo una notte per ogni posto.
Questo viaggio in Asia Minore, ci ha fatto scoprire le culle della civiltà, raccolte intorno all’Egeo e fra il Tigri e l’Eufrate. Abbiamo incontrato le civiltà passate nei siti archeologici e nei bellissimi musei di Ankara e Damasco, nonché le popolazioni che sono seguite su quei territori.
…L’aria si è fatta fredda all’improvviso e per due minuti il cielo è diventato buio. Bryan solleva le braccia al cielo, verso il sole. Una tetra penombra ci avvolge. Togliamo gli schermi e vediamo la corona solare.
…La civiltà romena è civiltà del legno, della sua bontà e della sua forza, della religiosa e solida mitezza di utensili familiari, delle panche e delle tavole che conservano nella casa il ricordo dei grandi boschi nei quali, anticamente, la popolazione autoctona cercava sicuro rifugio dinanzi all’invasore di turno.
Claudio Magris, Danubio (1984).
Se l’Italia ha dato al mondo la civiltà del marmo e della pietra, il Maramureș ha dato al mondo la civiltà del legno.
Da Bucarest con il treno, per raggiungere Vatra Dornei, cambiamo a Pașcani, una piccola città moldava, in realtà villaggio fatto città dall’industrializzazione. Nella piazza c’è un po’ di verde pubblico, il mercato, la stazione, alcune palazzine prefabbricate e questo è tutto. Sono le cinque del mattino. Pendolari arrivano con un treno e invadono come formiche il corso principale. Inizia la giornata a Pașcani.
…Il treno è di quelli come non ci sono quasi più. Stavolta ho preso un posto cuccetta, e così posso usufruire del conduttore di carrozza che mi dà lenzuola pulite e una coperta. Riesco anche a dormire. Alla frontiera questa volta, forse per il fatto che sono un passeggero di lusso, non fanno problemi, e il poliziotto serbo mi augura anche buon viaggio.
Arrivo a Belgrado alle nove e venti, con un’ora canonica di ritardo per il treno trans-balcanico (come l’anno scorso, come anche quest’anno poi al ritorno). Omer mi aspetta sul marciapiede di una stazione che per dimensione in Italia hanno solo le piccole città. Omer mi aspetta con la sua solita freddezza, neppure scaldata dal fatto che da molto non ci vediamo, e che ora ci incontriamo entrambi lontani da casa.
Compriamo i biglietti per l’autobus fino a Pale. Aspettiamo il nostro pullman parlando ad alta voce in italiano, sicuri del fatto che nessuno ci possa capire. “Ragazzi, siete italiani?” uno ci capisce. È Nicola, un ragazzo di Bari, con la ragazza a Timisoara, che è venuto a Belgrado per trovare degli amici. Qui ha vissuto un anno, ha fatto la sua tesi su uno scrittore serbo poco conosciuto, di cui ho naturalmente già dimenticato il nome. Ora lavora in un programma di aiuto nel quadro delle Nazioni Unite in un paese vicino a Saraievo, dove è anche lui diretto.
Il viaggio in autobus comincia. Io e Omer abbiamo molte cose da raccontarci, e la gente del pullman è forse un po’ stupita nel vedere due ragazzi stranieri diretti a Pale. Una ragazza dietro mi chiede, in italiano, se parlo inglese, le dico di sì. Per ora finisce lì il nostro dialogo.
…In volo sull’Europa. Ore 17:05. Il viaggio è ufficialmente iniziato. Il volo di linea Aeroflot su286 è bellissimo: fa schifo. L’Iluscin-86 visto da dentro sembra avere decenni di vita, in pratica non hanno mai rifatto gli interni. I sedili sono sfondati, e i tessuti, logori, puzzano di vissuto umano. L’altoparlante gracchia. Ma d’altronde non posso non essere contento: non cercavo proprio questo?
Ero seduto, ovviamente lato finestrino, con due ragazze russe di fianco. Bella lì, ho pensato, ora faccio un po’ di conversazione ostellante… arriva una terza e iniziano a confabulare fra loro. Ad un certo punto l’arrivata si rivolge a me dicendo, «scusi… signore-parla-italiano?». Io, esaltato, «Sì!», «allora possiamo fare cambio posto?»… per la mazzata che ho preso l’aereo ha un rollio di 30°. Così per stare vicino alle amiche mi sbatte in business class (che non cambia un cazzo dall’economy: socialismo reale) a fianco di altre due ragazze russe: Susha di otto anni e Ina di sette, entrambe di Tula. Ma di bambini l’aereo è pieno, ce ne sono almeno duecento, sono quelli che vengono a passare le vacanze in una famiglia italiana.
…